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Una narrazione leggera mette a confronto due figure emblematiche del Risorgimento: Giuseppe Garibaldi, un eroe popolare, un condottiero la cui fama non ha confini e Annibale Cressoni, uomo di cultura di una piccola città come Como, un intellettuale che ha dedicato la sua vita a risvegliare le coscienze, animando la vita culturale e artistica della città.
Era il 18 marzo 1848 quando Milano e Como insorsero contro gli austriaci sulla scia di quanto stava accadendo a Venezia, con una partecipazione popolare che ci è difficile immaginare.
Era il 27 maggio 1859 quando Garibaldi entrò a Como dopo la battaglia di San Fermo, accolto da una popolazione prima diffidente, poi entusiasta.

Un attore in scena ci accompagna tra i fatti e le atmosfere del Risorgimento, con una narrazione coinvolgente e divertente che parte e arriva ai giorni nostri, attraversando avvenimenti fondanti del nostro essere cittadini, un viaggio nel tempo che ci rende un po' più consapevoli.
Chi racconta non è un eroe dei nostri giorni, è una persona come tante, ma che più di altri ha desiderio di giustizia, è una persona che trova nel passato risposte alle domande di oggi, intuendo la forza e l'importanza degli ideali di allora. 

Intorno alla metà dell'Ottocento città come Como e Milano erano attraversate da profondi movimenti culturali e spinte verso il cambiamento. A quel tempo erano vivi gli ideali di giustizia e la libertà era libertà dall'oppressore e non di meno, libertà di pensiero.

Cosa resta oggi degli ideali del Risorgimento?
Cosa direbbe Garibaldi se vedesse come si è trasformata la sua Italia?
Ha ancora senso, oggi come allora, lottare per un mondo più giusto? Sognare un mondo migliore?

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