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Testo e regia di Giuseppe Adduci

Con Giuseppe Adduci e Gianpietro Liga

 

 

        link : https://youtu.be/_vn4tyuNCDk 

                https://youtu.be/A8h0d3HVRl0

Lo spettacolo-lettura del testo Amore Non Ne Avremo, selezionato da Artevox nel 2008 per ricordare la data del 9 maggio ’78, giorno in cui coincise tristemente la morte di Peppino Impastato con la mor-te di  Aldo  Moro. Il testo immagina un impossibile  ultimo dialogo tra il fondatore di Radio Aut e militante nei gruppi della sinistra Peppino Impastato e lo statista democristiano Aldo Moro, avversari politici  eppure  fatalmente  appaiati nella memoria collettiva.  Impastato unì la lotta politica a quella so-ciale impegnandosi in prima linea  (lui, figlio di un mafioso)   contro la criminalità organizzata, scoper- chiandone senza paura le tristi istanze e denunciandone pubblicamente; Aldo Moro tentò di avvicinare i mondi del centro e della sinistra, che pur avendo contribuito unitamente alla Liberazione dal fascismo, si erano riscoperti inconciliabili nel Dopoguerra. Queste furono le cause principali dell’uccisione dell’uno e dell’altro.

Lo spettacolo vuole mettere in evidenza (anche se con assoluta libertà filologica) l’umanità di cui entrambi erano intrisi e il mondo che sognavano e le preoccupazioni per il “dopo” delle persone amate.

 

Sinossi di Amore non ne avremo

Due voci si frammischiano, quella  di un uomo che sta cercando confusamente di mettere ordine nei pensieri e nei ricordi, e quella di un ragazzo che attraverso una radiolina a transistor lancia le sue invettive, la sua rabbia, la sua voglia di giusto. Dopo una prima parte in cui le voci si accavallano in una alternanza apparentemente casuale, l’uomo, in stato di prigionia, scopre che i suoi “secondini” sono momentaneamente usciti dalla stanza affianco dimenticando la porta di comunicazione aperta. C’è un telefono in bella vista. Vuol dire la libertà.  Avvicinandosi al telefono viene colto dal pesante ricordo di un sogno appena fatto, in cui il ragazzo della radio è fatto saltare in aria. Cerca di scacciarlo, ma quasi senza accorgersene anziché comporre il numero che lo metterebbe in libertà chiama il ragazzo. Cerca di metterlo sull’avviso, ma a lungo il giovane rifiuta di capirlo. Iniziano un fitto dialogo a distanza, che mano a mano li porta a consapevolezze lievi o dolorose, ultima tra le quali quella che di lì a poco entrambi non ci saranno più: dalla finestra vedono arrivare quelli che saranno i loro assassini. Aldo Moro e Peppino Impastato hanno in comune l’aver vissuto entrambi, su sponde diverse ma non necessariamente opposte, parte degli anni di piombo. E hanno in comune la data della fine. Ci è sembrato umano e necessario metterli in comunicazione, non farli morire isolati come invece accadde il quel terribile giorno. A esclusione del titolo, non si è volutamente usato nessuna delle parole dell’uno o dell’altro, le lettere, le poesie, i documenti... Si è sempre tenuti davanti agli occhi la loro faccia, splendidamente viva. Contrariamente al titolo, quella che si è voluto raccontare è una storia d’amore. La storia della madre è ispirata a un racconto di Dino Buzzati

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